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La Scuola della Pace

di Giulia Corradini e Marta Corradini




- Ehi, fermati! Dove corri così di fretta?

- Beh, non lo sai? Oggi è venerdì.

- Ah, e quindi?

- E quindi vado ad investire.

- Sei fuori di testa? Investire chi scusa?

- Ma che capisci? Sto andando ad investire il mio tempo.

- E come lo faresti?

- Dammi la mano, ti porto a fare un giretto. Scommetto che sai dove ci troviamo ora.

- Sì, conosco la zona della stazione centrale. Ci troviamo all’ingresso posteriore in Via de’ Carracci.

- Bene, se allunghi lo sguardo di fronte a te, dando le spalle alla stazione, scorgerai un dolce viale alberato che si sfuma tra rombi e schiamazzi. Si tratta di Via Niccolò dell’Arca.

- Non mi vorrai mica portare in Bolognina? Accadono cose strane lì, meglio starci lontani.

- Più che strane direi speciali! Imboccando la via che ti ho indicato e camminando per una decina di minuti, si arriva a un vero e proprio laboratorio di inclusione, gioia e condivisione: è la Scuola della Pace. Dai, accompagnami.

- Eccomi!


- Eccoci al civico 71. Quelli che ci corrono incontro sono Amira e Tahim! Non farti ingannare dalla loro parlata napoletana, è solo lo zampino del parroco.

- Capisco, i bimbi sono proprio come spugne!

- Ben detto, e come spugne assorbono tutto quello che hanno intorno; per questo noi volontari abbiamo la responsabilità di offrire loro il meglio. Il contesto è quello di un percorso educativo che miri a superare barriere e discriminazioni, in vista di una scuola intesa come cura di un presente che possa essere un promettente futuro in erba. Detto ciò, devi sapere che molti di questi bambini provengono da situazioni complesse e delicate, spesso caratterizzate da dispersione scolastica, emarginazione sociale e culturale, istinto trasgressivo come forma di ribellione, lavoro precoce e problemi familiari. È di capitale importanza dunque il dialogo con le famiglie, al fine di instaurare un rapporto di collaborazione che garantisca una continuità al percorso di crescita dei bambini anche in ambito domestico. Tale percorso non è uguale per tutti, perché ognuno ha le sue difficoltà, ed è proprio così che nasce l’unicità dei rapporti che si instaurano tra il volontario e ogni bimbo. C’è per esempio Iustinia che mi chiede sempre di studiare storia assieme, da quando quel pomeriggio abbiamo aperto per la prima volta il libro sugli Etruschi, che lei si era sempre rifiutata di leggere. Impossibile poi scordarsi di Wyatt, quando quel giorno è venuto da me tutto mogio mostrandomi la verifica di italiano sui verbi fatta il giorno prima: a caratteri cubitali c’era scritto in rosso “INSUFFICIENTE”. Così io mi sono abbassata e l’ho abbracciato forte, poi l’ho guardato negli occhi lucidi e gli ho battuto il cinque dicendo: “È ora che inizia la sfida! Mettiamoci al lavoro per dimostrare in primo luogo a te stesso quanto vali e di cosa sei capace… poi il prossimo step sarà dimostrarlo alla maestra”. E a questo punto ci è spuntato a entrambi un sorriso complice.

Poi non sai quante altre storie ci sarebbero da raccontare… ma non importa, andiamo a costruirne di nuove insieme!








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