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L'EREDITÀ DI GALILEO



Recentemente ho avuto l’occasione di leggere la Vita di Galilei scritta da Bertolt Brecht. Questa lettura mi ha portata a riflettere sugli aspetti estremamente attuali che emergono non solo dalle scoperte scientifiche di Galileo, ma anche dalla sua solidità etica e dalla sua ricerca della verità.

Se ancora oggi Galileo è celebrato in tutto il mondo, il motivo risiede prima di tutto nel fatto che tutti riconoscono il suo fondamentale contributo al metodo della scienza moderna. Da Galileo Galilei in poi infatti, la conoscenza si baserà su “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni”, espresse in linguaggio matematico.

Ma il fascino che Galilei suscita in me nasce non solo dalle sue scoperte, ma dal valore che egli attribuisce alla libertà di pensiero. Il potere assoluto, qualunque esso sia, in politica, in amore o in amicizia, è volto a limitare la conoscenza ed il sapere, poiché attribuisce loro libertà e indipendenza d’idee e dunque d’azione. Il controllo assoluto non desidera che i sottoposti sviluppino capacità critica e consapevolezza perché ciò vorrebbe dire perdere potere e diventare vulnerabili. L’autorità religiosa, nel contesto galileiano, sa infatti che le scoperte di Galilei corrispondono al vero, ma quella rifiuta deliberatamente la verità.

A mio avviso è importante anche la differenza che Galileo Galilei implicitamente sottolinea tra credenza e conoscenza. Egli, sostenitore della ragione umana, ritiene che l’uomo debba distaccarsi dal senso comune, cioè quella conoscenza basata sul sentito dire, e tendere piuttosto a una conoscenza universale partendo dall’evidenza. Proprio per questo non si aspetta che le autorità o il popolo a cui insegna si affidino solo alle sue parole, ma mostra loro ciò di cui parla grazie a strumenti dei quali non potranno dubitare.

Anche il rapporto tra uomo e Dio descritto da Galilei mi ha dato uno spunto di riflessione su come dovrebbe essere ancora al giorno d’oggi: Galileo crede in Dio ma è convinto che questo non esclude la centralità dell’uomo e trasla la sua credenza nella fiducia che ripone nella ragione umana. Egli non insinua mai che Dio non sia nella ragione; afferma piuttosto che l’uomo sia incapace di leggere la Bibbia esattamente come di leggere il cielo.

Infine Brecht fa emergere l’importanza delle relazioni umane: gli uomini hanno bisogno l’uno dell’altro per vivere, soprattutto in un contesto di sviluppo scientifico come quello di Galilei poiché il progresso non è mai individuale, ma nasce dal confronto. La scienza procede collettivamente, è democratica, condivisa e pubblica: non a caso si parla di comunità scientifica.

Nonostante i numerosi insegnamenti che sembra averci lasciato, Galilei è un personaggio che viene criticato da molti, poiché, dopo le lunghe lotte per diffondere l'eliocentrismo, abiura e ritratta la sua tesi davanti al tribunale dell'Inquisizione. È facile criticare Galileo, ma quanti di noi oggi sarebbero disposti a farsi bruciare e torturare pubblicamente pur di difendere le proprie idee?

Ancor più che la modernità penso che Brecht a distanza di anni ci mostri l’universalità della figura di Galilei: il coraggio di portare avanti le proprie convinzioni, l’importanza della libertà intellettuale, un rapporto con la religione che non sia limitante bensì accrescitivo e la resilienza nonostante la fragilità umana sono valori che in tutti i periodi storici, e in particolar modo in quello che stiamo vivendo, avremmo dovuto e dovremmo ritrovare.


Matilde Valentini, 4H


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