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Potenziale




Vi è mai capitato di sentirvi davvero piccoli rispetto al mondo che vi circonda? Di avere di fronte l’orizzonte eppure di riuscire a coglierne solo una parte? Di percepire il peso del mondo addosso senza motivo? Di volervi nascondere dentro la vostra gabbia di insicurezze? Invece, vi siete mai chiesti “chi siete?” Come vi vedete tra dieci anni? Chi vorreste diventare?


Queste sono solo alcune delle domande che, inevitabilmente, ogni adolescente si sarà posto almeno una volta. Davanti al nostro riflesso ci sembra solo di cogliere una miriade di imperfezioni: vediamo un volto pronto a giudicarci, i nostri stessi occhi intenti a scrutarci con disprezzo, il nostro sguardo incerto di fronte alla vastità dell’infinito. È incredibile quante possibilità siano racchiuse dentro il nostro corpo, quante idee nel nostro cervello, quanti sogni custoditi nel nostro animo, quanto potenziale. Lo diamo per scontato. Diamo tutto per scontato. Lo sappiamo, eppure non ce ne rendiamo conto. E all’età di quasi 18 anni ci sentiamo solo persi, disorientati, asteroidi alla deriva nello spazio. Quando cresciamo abbiamo paura, paura di compiere quel salto in avanti, quel gradino che ci condurrà inevitabilmente in una nuova fase della nostra vita. È una dimensione ignota, diversa, in grado di mutare continuamente. E noi ci sentiamo come un’auto immersa nella nebbia, come una navicella alla deriva nello spazio, come un aereo che fa fatica a decollare. È proprio il non sapere cosa si trova al di là di quella porta a darci un freno, a creare una barriera tra chi siamo e chi vorremmo diventare. Avvocato, medico, ingegnere, insegnante, chimico… tanti titoli, tanti nomi, tante opportunità, ma anche tante paure, tante esitazioni. Non sono altro che tanti dubbi ed incertezze che caratterizzano ognuno di noi nel corso dei cinque anni del liceo. Che fare? I pensieri si affollano nella nostra mente fino a farci soffocare. Siamo improvvisamente esausti, senza aver mosso un dito. Il caos è tutto nella nostra testa, una scatola così piena di informazioni da confonderci costantemente. Vorremmo certezze, rami a cui aggrapparci per non sprofondare e, invece, perdiamo l’equilibrio. Vorremmo una vita serena, una strada dritta, senza curve, senza salite, senza fossi. Vorremmo l’arcobaleno dopo la pioggia, la luce nelle tenebre, il caldo in inverno, il freddo in estate. Vorremmo troppe cose, ma non si può volere tutto. E più tempo passiamo a volere, più siamo lontani dalla meta. La soluzione è proprio davanti ai nostri occhi e, quasi sempre, lo dimentichiamo. Basta guardarci di nuovo allo specchio, questa volta con più coraggio e consapevolezza. La risposta a tutte le infinite domande è nascosta nel nostro riflesso, perché noi siamo il nostro potenziale. Potremmo scalare qualunque montagna se solo ci rendessimo conto del potenziale racchiuso sotto tutte quelle incertezze, dietro tutte quelle barriere. È dentro di noi: brilla nei nostri occhi, illumina i nostri volti, attraversa il nostro corpo ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della giornata. È lì, ma non lo vediamo. È inciso sulla nostra pelle, ma non riusciamo a percepirlo. Cerchiamo ossessivamente qualcosa così distante da noi, qualcosa che non ci appartiene, qualcosa di apparentemente irraggiungibile. Ci scoraggiamo, pensiamo di non farcela, riteniamo di non avere le qualità, la preparazione, la giusta motivazione, il potenziale. Ci sembra tutto troppo grande mentre noi siamo troppo piccoli, con la testa ancora tra le nuvole. Eppure, dobbiamo solo non avere paura di crescere, di assaporare la vita, di viaggiare, di esplorare nuovi orizzonti. Dobbiamo darci la spinta verso l’alto ed essere quella scintilla che illumina la notte, quella bocca pronta a parlare in mezzo a tanta gente.

Non dobbiamo avere paura di vivere.

È tutto dentro di noi, dobbiamo solo riuscire a vedere.


“Non importa quello che stai guardando, ma quello che riesci a vedere”. - -Henry David Thoreau


Chiara Gallo, II A


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