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La follia nella cinematografia



Negli ultimi decenni lo studio della psicologia ha acquisito sempre più importanza e possiamo affermare che nella società moderna c’è stato un incremento dell'interesse verso i problemi della psiche, in particolare verso quelli più distruttivi.

Il bisogno di indagare la mente umana emerge in modo piuttosto evidente anche nella cinematografia: cosa spinge i registi a voler rappresentare questo lato oscuro di cui è vittima una parte della società?

A parer mio tale tendenza è riconducibile a una nuova sensibilità sul tema dei malati mentali, figure che fino a poco tempo fa erano tenute nascoste e venivano percepite come qualcosa da evitare, ma che oggi suscitano il bisogno di conoscere le dinamiche interiori che minano l’equilibrio di una persona.

“Ragazze interrotte" di James Mangold è forse da considerarsi il film che tratta meglio la tematica delle malattie mentali, perché offre la possibilità di vedere rappresentati sullo schermo non uno ma più personaggi disturbati mentalmente. Ognuno di loro è analizzato dal punto di vista psicologico, in base alle differenti reazioni che ha nei confronti della situazione in cui si ritrova.

Un altro film che tratta impeccabilmente la questione sugli squilibri psichici, questa volta in ambito dei problemi alimentari, è “Fino all’osso", la storia di una ragazza che soffre di anoressia e che per curarsi viene mandata in una casa famiglia assieme a ragazze con il suo stesso problema. Anche qui possiamo entrare nelle ottiche diverse dei vari personaggi che convivono con la medesima difficoltà. L’attenzione però si concentra maggiormente sulla negatività e l’assenza di speranza che pervade la protagonista per gran parte della storia.

Come ultimo film volevo citare “Noi siamo infinito”, che ha come protagonista Charlie, un ragazzo timido che soffre di problemi dissociativi e che fa fatica ad integrarsi con i suoi coetanei. In questa pellicola viene messa in evidenza l’inutilità dello scappare dalla sofferenza e dai traumi e l’importanza dell’amicizia per poterne uscire.

Per concludere riassumo ciò precedentemente esposto con una citazione di una delle più grandi poetesse italiane, Alda Merini.

“Anche la follia merita i suoi applausi”.


Giulia Giusti, 4G




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